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ROSALIA eris in peste patrona

Palazzo Reale dal 4 Settembre 2018 al 5 Maggio 2019

Mostra

Rosalia eris in peste patrona

La Mostra ripercorre uno dei momenti più critici della storia di Palermo: il lasso di tempo di cinquant’anni che vede la città colpita da due terribili pestilenze, nel 1575-76 e nel 1624

La Mostra ripercorre uno dei momenti più critici della storia di Palermo: il lasso di tempo di cinquant’anni che vede la città colpita da due terribili pestilenze, nel 1575-76 e nel 1624; la popolazione inerme e decimata cerca conforto e  protezione nei tradizionali Patroni, le Sante cinque Vergini Palermitane, i Santi Rocco e Sebastiano cui subito si aggiunge in quegli stessi anni anche San Carlo Borromeo, grazie al culto introdotto in città dalla ricca “Nazione” mercantile dei Lombardi. Ma nel 1624, allo scoppio di una pestilenza ancor più devastante, il ritrovamento dei sacri resti sul Monte Pellegrino di Rosalia, romita palermitana vissuta nel Medioevo, e la contemporanea immediata cessazione del morbo, fanno sì che a lei vengano riconosciuti speciali poteri taumaturgici, da farla acclamare unica patrona contro il terribile morbo.

Il trionfo del culto, immediatamente diffusosi grazie ai Gesuiti e ai Francescani in tutta Europa, ma non solo, impone subito scelte precise sull’iconografia della Santa, cui darà contributo particolare Anton Van Dyck, il grande pittore fiammingo trovatosi a Palermo in quei tristi frangenti.

Su tali presupposti, la mostra si snoda attraverso un percorso che partendo dalla devozione ai Santi Patroni tradizionali, esemplificata da una serie di importanti dipinti e sculture cinquecentesche realizzate in quegli anni, arriva sino al trionfo del culto di Rosalia quale unica patrona, configurato da altrettante opere, soprattutto pale d’altare, commissionate ad artisti famosi, come Anton Van Dyck, Pietro Novelli, Vincenzo La Barbera e Mattia Preti. Ai dipinti e alle sculture si affiancheranno numerosi disegni preparatori dei grandi dipinti, opere d’arte decorativa, materiali a stampa e d’archivio.

Il culto di Santa Rosalia non è, fatto esclusivo, della storia e delle tradizioni siciliane. La Fondazione Federico II con questa mostra ne sottolinea, dopo attente e dettagliate ricerche, quell’elemento che la vede travalicare i confini dell’Isola. È nel rapporto con la “Nazione” dei lombardi che se ne trova una delle massime espressioni. L’Alta Lombardia, tra il XV e il XIX secolo, fu caratterizzata da un processo emigratorio verso la città di Palermo. Un flusso che si sviluppò, principalmente, nel Seicento. Ciò che ne venne fuori fu una collaborazione volta alla raccolta di offerte in danaro destinate all’acquisto di beni materiali da inviare alle comunità ecclesiali di origine. Fra i doni, si annoverano varie suppellettili sacre in argento, ancor oggi conservate nelle chiese lombarde.

Continua, senza sosta, l’azione promossa dalla Fondazione Federico II, in sinergia con l’Assemblea Regionale Siciliana, il Dipartimento Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, la Soprintendenza per i Beni Culturali e l’Arcidiocesi di Palermo volta alla tutela del patrimonio storico artistico, nel più stretto significato, di restituire la nostra storia, la nostra cultura, le nostre arti e i nostri saperi a tutta la comunità, in particolar modo alle nuove generazioni.