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Commemorazione Sebastiano Tusa a Palazzo Reale

19 Giugno 2019

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tusa

Il discorso del Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Miccichè, in ricordo di Sebastiano Tusa, Assessore ai Beni Culturali scomparso nel tragico incidente aereo in Etiopia.

"Quando si parla di un grande uomo c’è sempre il rischio di scivolare nella retorica. Nel caso del professore Tusa non c’è retorica che tenga: i meriti, il valore, parlano da soli. Personalità dotata di grande ironia, dall’intelligenza sopraffina, di quelle che non si incontrano facilmente, so per certo che non avrebbe apprezzato un banale “coccodrillo”, men che meno un panegìrico. Studioso brillantissimo, uomo di cultura per DNA, siciliano e fieramente orgoglioso di esserlo, ha dedicato una vita intera, anima e corpo, a questa terra. Fino all’ultimo non ha risparmiato alcuno sforzo per restituire alle generazioni future piena coscienza dello splendore del nostro passato.

Da archeologo appassionato ha saputo conservare gelosamente una preziosa e infantile curiosità, quella che induce continuamente gli uomini più grandi verso nuove scoperte.

Diceva spesso che “la felicità e l’orgoglio di essere depositari di tanta ricchezza non ci devono fare dimenticare la grande responsabilità che abbiamo nel custodire, ben mantenere e mostrare adeguatamente tutto ciò, in virtù dell’ovvia considerazione che di patrimonio culturale mondiale si tratta”. Tutte le campagne di scavo, in terra e in mare, erano sempre frutto di approfonditi e meticolosi studi e la geniale intuizione, che lo accompagnava sempre, lo portò a comprendere quanto anche gli abissi marini potessero restituirci testimonianze sulle civiltà che solcarono le acque del Mediterraneo: fu uno dei primi a capirlo e a farne oggetto di studio.

Per lui - ricordo - il museo non doveva essere un luogo ingessato dove si assiste immobili, dove si osserva freddamente per poi andar via: per Tusa il museo era un luogo di incontro e di confronto, un luogo dove due amici potevano far due chiacchiere assaporando capolavori di ogni epoca. Prova ne è che ripeteva spesso: “Quello che ha la Sicilia di differente da altre zone del Mediterraneo è che qui la stratificazione culturale ha lasciato in tutti i segmenti della sua storia opere di grande rilievo, opere eccellenti, per cui qui si può avere uno spaccato della storia del Mediterraneo stesso, con visioni diverse da quelle di altre zone. Per questo si deve fare necessariamente di più, soprattutto in due settori: comunicazione e servizi efficienti. Noi, spesso, - diceva - non capiamo che la comunicazione è una scienza, non si improvvisa. È necessario offrire servizi sempre più adeguati, musei sempre più accoglienti, con standard europei. Al museo si deve andare non solo per vedere i reperti e le opere d’arte, ma anche per passare un’ora con un amico, prendere un caffè, trascorrervi una giornata”.

È una sorta di testamento ideale quello che il professore Tusa ci ha lasciato e che noi abbiamo l’obbligo morale di trasformare in realtà: i cosiddetti “giacimenti culturali” dovrebbero essere valorizzati anche sul piano turistico.

Felice è stata la sua intuizione sull’istituzione dei musei marini. In Sicilia, grazie alla sua instancabile opera, ne sono sorti ben 21, da Levanzo a Ustica, da Marzamemi a Pantelleria. La decisione di lasciare sott’acqua, ancorati al suolo, i reperti ritrovati in mare, provocò una serie di polemiche ma alla fine, come spesso è avvenuto , ebbe ragione lui: anfore, vasi, ancore e tutti gli altri reperti lasciati in mare sono ancora lì, grazie ai sofisticati sistemi di sicurezza installati. Un patrimonio che, come soleva asserire, non deve essere riservato soltanto agli addetti ai lavori, ma che deve attrarre un pubblico più vasto.

Tusa è stato, nel senso più autentico del termine, un assessore ai Beni culturali “tecnico”. E lo ha dimostrato nel periodo breve, purtroppo, in cui ha fatto parte della giunta regionale. Parlare di un Tusa “politico” sarebbe fare un torto al Tusa scienziato, a quel visionario che non si avventurava mai in una campagna di scavi o di ricerche senza averne studiato meticolosamente i luoghi e la storia. Il caso ha voluto che se ne andasse proprio il 10 marzo, il giorno che la storia ricorda come la data della celebre Battaglia della Egadi, quella che, tra tutte le scoperte della sua lunga carriera, era quella di cui andava più orgoglioso. Aveva ricostruito con precisione lo svolgersi della giornata e il luogo preciso dove avvenne lo scontro, fino ad allora ancora incerto.

Aveva già pronta la delibera per dare l’autonomia finanziaria ai parchi archeologici. Un provvedimento che, in sua memoria, è stato fatto proprio dal governo regionale.Un assessore-archeologo, un riferimento culturale per tutto il mondo scientifico, un siciliano di cui andar fieri. Questo è il Tusa che abbiamo perso: in una sola parola, insostituibile."